Altichiero da Zevio (Zevio 1330 circa – Verona 1390 circa)



Cappella di San Felice (1376 circa)
Affresco
Basilica del Santo, Padova

La Cappella di San Felice, che occupa il braccio destro del transetto, venne realizzata tra il 1372 e il 1376 dall'architetto e scultore veneziano Andriolo de' Santi su commissione di Bonifacio dei Lupi Marchese di Soragna. È costituita da una grande loggia in perfetto stile gotico, nella quale la struttura compositiva ad arcate ogivali della facciata è ripetuta anche sulla parete di fondo alla quale è addossata. Subito dopo la sua costruzione prese avvio la decorazione pittorica con Storie di san Giacomo e la Crocifissione, che vide all'opera Altichiero insieme al pittore bolognese Jacopo Avanzi. Al primo spetta la maggior parte della decorazione nella quale il pittore veronese si dimostra tra i maggiori artisti del secondo Trecento italiano, in grado di rileggere in modo nuovo il linguaggio giottesco. I tratti più caratteristici del suo stile si manifestano soprattutto alla sua impareggiabile capacità, tra gli artisti a lui contemporanei, di creare ambientazioni nelle quali ogni elemento trova la sua plausibilità, in una coralità d'insieme degna di un regista teatrale. La sua acuta sensibilità naturalistica lo porta a contraddistinguere le figure attraverso la verosimiglianza degli atteggiamenti e delle fisionomie, e gli edifici per mezzo di una raffinata e coerente composizione dei diversi elementi architettonici. Sulle pareti laterali e sulle lunette soprastanti si susseguono gli episodi della vita di san Giacomo, ma il culmine della decorazione è la notevole Crocifissione della parete di fondo. Qui si crea l'effetto illusionistico di un grande trittico, dovuto all'interazione della pittura con l'apparato architettonico. In questo affresco, dove non trova posto la raffigurazione dei due ladroni, si dispiega con grande fluidità una folla di astanti che fa percepire efficacemente la continuità spaziale dietro le colonne marmoree, costituendo una visone di grande effetto scenico. Scorrendo la composizione da sinistra a destra si più notare l'abilità narrativa dell'artista che ci guida fra il dolore delle pie donne al seguito di Gesù, la protervia degli sgherri e dei sommi sacerdoti e l'indifferenza dei soldati che si giocano a dadi la veste di Cristo. Altichiero riesce a equilibrare descrizione dei particolari e visione d'insieme in un esito di estrema coerenza formale, in cui gioca un ruolo decisivo la sua abilità nella resa dei volumi e attraverso di essi dello spazio, prefigurando intuitivamente la "scatola prospettica" rinascimentale.



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